Descrizione
Dopo averci portati in Giappone, The Passenger torna in Europa, in Portogallo, periferia geografica oggi al centro delle rotte turistiche. I surfisti che sfidano le onde più alte del mondo, il coraggioso esperimento della decriminalizzazione di tutte le droghe, le storie dei portoghesi venuti dall’Africa, la poesia solitaria delle montagne del Barroso e molto altro…
Per raccontare il Portogallo contemporaneo bisogna sapere qualcosa della sua storia: prendiamo in prestito le parole dell’autore portoghese Nuno Artur Silva, che racconta come il suo paese stia cercando di scrollarsi di dosso un polveroso passato andando incontro a un rinnovamento la cui portata si sta solo cominciando a intravedere. Roberto Francavilla scrive del passato coloniale del Portogallo, un capitolo imprescindibile della sua storia talvolta difficile da affrontare per i portoghesi, che ha dato origine a una società multiforme e ad alcuni dei fenomeni culturali più interessanti. Uno di questi è la musica nata sotto l’influenza delle sonorità delle ex colonie: Alexandra Klobouk ci accompagna in un viaggio nella notte lisboeta, popolata da musica e danze afro-portoghesi, con un reportage affiancato dalle sue coloratissime illustrazioni. Rimanendo a Lisbona, la penna ironica di António Lobo Antunes narra in maniera tragicomica i luoghi comuni della società portoghese, facendoci sorridere e strabuzzare gli occhi. Lisbona è lo specchio del cambiamento che ha caratterizzato il Portogallo negli ultimi anni: da più grande supermercato di eroinad’Europa, a vittima della crisi, a promulgatore di una delle leggi più progressiste in materia di tossicodipendenze, descritta dalla scrittrice e giornalista Susana Ferreira. Eppure non è tutto oro quel che luccica: l’inchiesta di Sebastian Federl scandaglia – è il caso di dirlo – il traffico della ruditapes philippinarum, nome scientifico della vongola che ha invaso la foce del Tago, che assorbe le sostanze tossiche riversate nel fiume, viene raccolta da pescatori stranieri ingannati e sfruttati e finisce sotto mentite spoglie sulle tavole portoghesi e d’Europa. Luciano Amaral racconta la parabola della famiglia Espírito Santo, una dinastia di banchieri nata a fine Ottocento e sopravvissuta a tutti i regimi politici, per poi soccombere a una serie di scandali, portando con sé ministri e partiti politici. Ma il Portogallo non è soltanto Lisbona e le terre raccontate in questo volume hanno identità forti: Alexandra Lucas Coelho ci fa ascoltare la poesia della regione del Barroso, popolata da pastori e da una natura quasi incontaminata; Scott Sayare ci porta a Petrógrão Grande, da sempre tormentata dagli incendi estivi, divenuti molto più gravi e imprevedibili da quando gran parte della popolazione è emigrata; il surfista Justin Housman va a vedere con i suoi occhi Nazaré, casa delle onde più alte del mondo, entrata negli ultimi anni nel radar dei surfisti big-wave. E allontanandoci ancora di più, raggiungiamo l’Angola, da paese di provenienza di tanti immigrati oggi meta di molti portoghesi in cerca di fortuna: Graziano Graziani li incontra e descrive la loro vita lì.