Descrizione
In occasione del trentennale della caduta del Muro, The Passenger rinnova la sua formula esplorando per la prima volta una città, Berlino.
Dopo essere stata a lungo la capitale della controcultura, il luogo di nascita di mille mode in anticipo sui tempi e avere attirato giovani e investimenti, Berlino ora vive i problemi di una capitale matura, più affollata e gentrificata di una volta.
Per capire come sia nato ed entrato in crisi il mito di «città di tendenza» dobbiamo risalire alle sue origini nei primi anni Novanta quando una gioventù affamata di libertà si appropria di luoghi abbandonati per trasformarli in discoteche leggendarie, dove inizia a esibirsi una nuova stella della techno, l’icona berlinese Ellen Allien, a cui dedichiamo una commovente biografia. Un grande scrittore e testimone di mezzo secolo di storia della città, Peter Schneider, ci riporta alle atmosfere del Cielo sopra Berlino, quando Potsdamer Platzera un deserto che simboleggiava le cicatrici della guerra; mentre un giovane scrittore che ha vissuto in prima persona l’ultimo febbrile decennio berlinese, Vincenzo Latronico, individua in un altro spazio deserto – la distesa verde dell’ex aeroporto di Tempelhof– il luogo che meglio rappresenta il sogno che molti rincorrono trasferendosi nella capitale tedesca: una maggiore libertà. Ma certo con il tempo gli spazi liberi sono diminuiti, come constatato sulla propria pelle da Annett Gröschner, autrice di numerosi libri su Berlino, che ci mostra come la speculazione immobiliare ha cambiato il suo quartiere, Prenzlauer Berg. Il caro affitti può ridurre gli spazi di espressione e perfino spingere alla chiusura delle tradizionali Kneipen, come scopriamo sedendoci al bancone insieme a Fabian Federl, ma non scalfisce lo spirito libertario e anticonformista della città, che respiriamo addentrandoci insieme alla giornalista Juliane Löffler negli inferi del sex club più trasgressivo di Berlino, il KitKat. In un momento storico in cui si aprono sempre più crepe sui lati oscuri della Riunificazione, riscopriamo un testo profetico di Cees Nooteboom del 1991, inedito in Italia, e pubblichiamo il reportage pluripremiato di Daniel Schulz sulla sua gioventù tra i neonazisti in provincia. Ha ancora senso dire «berlinese dell’Est»? A giudicare dalla forte identità delle due squadre di calcio di Berlino Est, sembrerebbe proprio di sì, come ci racconta Alina Schwermer. Pochi sanno che anche il destino della comunità vietnamita, oggi sempre più visibile grazie all’exploit della loro cucina, rispecchiava quello tedesco: i nordvietnamiti lavoravano nella metà socialista, mentre i sudvietnamiti erano immigrati a Berlino Ovest. Alisa Anh Kotmair, artista di origini vietnamite, ci accompagna alla scoperta di questa Little Vietnam berlinese.