Descrizione
Questi alberi mi hanno vegliato, questo selciato ha accompagnato i miei passi… I muri hanno le orecchie, ma non la bocca. Se l’avessero, racconterebbero del bambino magro che volava per la città con la sua bicicletta Caloi verde, ingoiando il paesaggio. Padrone del tempo, ampliavo sempre di più gli orizzonti, senza sapere che questo spazio, dilatato, mi avrebbe fatto perdere la rotta, la testa, per poi, alla fine, sbarcare nello stesso identico luogo, ma così diverso che non riesco a ritrovare colui che sono stato, così come spesso non riconosciamo, nelle vecchie fotografie, i volti delle persone che abbiamo accanto.
Un autobus arriva all’autostazione di Cataguases, Brasile.
È un martedì mattina di marzo, sul finire dell’estate australe. A bordo, un uomo che torna nella sua città dopo venti anni di assenza.
Così inizia La tarda estate, un lungo piano sequenza, sei giorni nella vita di un uomo immerso in un presente irriconoscibile e alla ricerca di un passato lontano e sfuggevole. Cataguases, la sua città, è una terra straniera e Oséias è spaesato, i suoi ricordi sempre più sfocati, i volti che dovrebbero essergli familiari sono distanti: ognuno è un pianeta errante, ognuno è solo, invisibile agli altri.
Nella sua peregrinazione, Oséias posa sulla città e sulle persone che incontra il suo sguardo da commesso viaggiatore, da impiegato della piccola borghesia con una vita passata in viaggio, in alberghi anonimi, nelle stazioni di provincia a immaginare le vite altrui.
Narrato in prima persona, con i tratti vividi della scrittura cinematografica e le atmosfere malinconiche della stagione ormai al tramonto, La tarda estate ci porta tra le strade di una cittadina brasiliana che si fa microcosmo di un’intera società.