Descrizione
“Quando ho imparato l’italiano, mi sono innamorato per prima cosa del suono delle parole: ho imparato tutti i significati dei nomi della pasta che mi erano familiari (spaghetti, vermicelli, ziti) e quelli che non lo erano (bucatini, fazzoletti, gigli). Mi piaceva il suono dei nomi, ma ancora di più mi piaceva la pura visualità dei loro significati. Prima di allora non mi era mai venuto in mente che i nomi avessero un significato. Se mi avessero detto che stavo mangiando dei fili o dei vermi, avrei pensato che mi stessero prendendo in giro. Ma la mia lezione di italiano più profonda è stata che, sebbene la lingua sia un piacere, non è niente rispetto ai piaceri della cucina.”