Daniel Di Schüler ci presenta il suo ultimo libro 240 battiti al minuto (Albe Edizioni), in dialogo con lo scrittore Paolo Zardi.
Quest’ultimo che hai scritto è un libro per ragazzi, ma il libro precedente, Un’odissea minuta (Baldini & Castoldi), è un libro completamente diverso e molto ambizioso.
Io sono uno scrittore estremamente ambizioso. Questo libro è un libro ambizioso anche lui, ma in un altro modo. È nato da una conversazione con un nostro collega che mi ha spronato – e sfidato – a scrivere qualcosa di “leggero”, che avesse magari un messaggio positivo. Figuratevi che io stavo lavorando ad un libro su Piazza Fontana…All’inizio non mi veniva in mente niente, poi mi sono semplicemente guardato intorno.
Lo immagino, perché la famiglia di questa storia sembra vagamente autobiografica…
Vagamente! La voce narrante è quella della figlia, Olimpia detta Ollie, 15 anni, che somiglia molto a mia figlia Elisa, così come suo padre – scrittore – somiglia un po’ a me.
Raccontaci un po’ la storia.
C’è questa famiglia strana di italiani strani che vivono in Galizia, che ha la brillante idea di accogliere una famiglia di siriani. Fanno domanda ma in Galizia non ci sono poi molti siriani, così ad un certo punto la Croce Rossa spagnola li contatta per chiedergli se sono disposti ad accogliere un bambino.
Così gli viene affidato un bimbo di quattro anni, straniero, che non parla probabilmente a causa di un trauma, e soprattutto si comporta come un selvaggio. Amir – di lui si conosce soltanto il nome – non dice nulla se non la parola NO e corre per casa spaccando tutto quello che trova e la povera Olimpia, batterista punk che sta cercando di metter su un gruppo, si sta forse innamorando e ha insomma una serie di preoccupazioni sue, all’inizio questo fratello assurdo lo rifiuta.
Nel frattempo Ollie continua a suonare e una sera mentre è distratta arriva sto bambino, si mette alla batteria, e replica esattamente quello che ha sentito fare alla sorella. Praticamente un Mozart della batteria! Riesce a fare cose incredibili, tra cui i 240 battiti al minuto, che danno filo da torcere perfino a lei. Ollie comincia allora a costruire un rapporto con il piccolo Amir, una fratellanza che passa attraverso la batteria e la musica in generale (lei sta cercando di tradurre una serie di canzoni perché il suo gruppo vuole fare punk in galiziano).
La musica è indubbiamente uno degli elementi portanti del libro.
Certo perché la musica, nella vita, è un battito che ci unisce tutti, poi soprattutto a quel livello lì, di musica minimale, fisica, come il punk. I “240 battiti al minuto” si riferiscono proprio alla musica, e sono i battiti di un pezzo difficilissimo con cui Ollie si “allena” – e un po’ si sfoga – alla batteria.
[Esiste anche una playlist spotify dedicata! ndr]
E il messaggio positivo di cui parlavi all’inizio?
Nel libro c’è un messaggio rivoluzionario e radicale, cioè che un bambino di tre anni, è un bambino di tre anni.
Inutile chiedere quale sia il suo passaporto, scandagliarne il passato. I bambini sono bambini. Punto. Pare che questo, in questo Paese – l’Italia – suoni rivoluzionario.
Dal momento che non somigli ad una ragazza di 15 anni e con buona probabilità non lo sei mai stato, come hai fatto a creare il personaggio di Ollie e a metterti nei panni di una ragazza che – oltretutto – somiglia molto a tua figlia?
Per cercare di imitare una quindicenne l’ho osservata moltissimo. La cosa interessante è che questo libro mi ha avvicinato a mia figlia, perché per qualche mese l’ho ascoltata tanto, molto più di quanto non facessi normalmente, anche solo per capire come ragionava, come raccontava le cose.
Io sono uno che parla tanto e ascolta poco purtroppo, e in quei mesi sono stato in ascolto.
240 battiti al minuto
di Daniel Di Schüler
illustrato da Cristian Di Schüler
(Albe Edizioni)