Ade Zeno è lo pseudonimo dietro cui si cela l’autore de L’incanto del pesce luna, finalista al Premio Campiello. A. Z. il principio e la fine. Ade, signore degli inferi. Un nome che già rappresenta la poetica di questo romanzo, oscuro, grottesco, inquietante. Lo intervistiamo a distanza insieme a Paolo Zardi e in compagnia di Leonardo Luccone di Oblique.
Il volto sullo schermo è quello dell’autore di cui non conosciamo il vero nome, ma le espressioni, i gesti, la parlata flemmatica sono quelli di Ade, un personaggio che resta con noi per tutta la durata della diretta. Misantropo, annoiato, di mestiere cerimoniere in un Tempio Crematorio, come il protagonista del suo romanzo, Gonzalo.
“Mi piaci Gonzalo. Mi piaci perché sei strano. Qualcuno una volta ha detto che la stranezza è la forma che prende il bello quando il bello è disperato”
E di disperazione ce n’è tanta in questo libro, quella disperazione che ti spinge a compiere azioni indicibili, inimmaginabili fino a poco prima di tramutarle in impassibile e cinica quotidianità. Gonzalo come Walter White, un uomo medio, né carne né pesce, che diventa un feroce criminale in nome dell’amore per la propria famiglia. Un amore che è in realtà un alibi, un pretesto per giustificare una natura già insita in Gonzalo, come in molti di noi.
«Volevo mettere in scena la metà oscura che spesso ci tormenta, che ci abita e spinge da sotto, cresce insieme a – grazie a – le nostre esperienze» ci racconta Ade. «Preferisco sempre parlare di tre quarti oscuri, perché credo sia una parte molto importante di noi, quella che non conosciamo e che talvolta ci può creare anche qualche problema».
Il protagonista di questa storia – Gonzalo – è un personaggio abbastanza tormentato al quale a un certo punto, capita una sciagura. Sua figlia di 8 anni si ammala di una malattia sconosciuta, cade in un sonno profondo, e questo evento sconvolge una famiglia giovane e felice. Qualcuno offre a Gonzalo l’opportunità di procurarsi i soldi per le necessarie e costose cure per la figlia, e questo qualcuno lavora per una famiglia molto potente, capitanata dalla signorina Marisol, una vecchia donna che per sopravvivere deve cibarsi di carne umana. Non è un vezzo, non è una golosità, è proprio fame. Troppo anziana per procurarsi le vittime da sola, ha bisogno di un collaboratore…e chi meglio di Gonzalo?
«C’è un filo nero che lo collega al suo precedente lavoro [cerimoniere in un Tempio Crematorio, ndr]» ci spiega Ade. «Era in confidenza con l’argomento morte, viene scelto proprio perché è un professionista di massimo livello e quindi ha tutte le caratteristiche che servono a queste persone per potergli affidare l’incarico. È una persona precisa, affidabile, ma soprattutto ha un bisogno, una priorità, che è quella di salvare sua figlia».
Potrebbe a una prima lettura sembrare un testo horror, ma in realtà il tratto dominante è il grottesco, una sorta di lente deformante che permette di cogliere aspetti di una realtà mai definita in modo più preciso e dettagliato.
«Mi sono formato su Kafka, su Borges, sono gli autori che ho amato di più, anche Poe. Quando io lavoro sul mio immaginario, lavoro di prismi, di deformazioni. A uno come me che non crede nella realtà, ma nella possibilità di cercarla da qualche parte anche dove non si vede, capita di eccedere nel grottesco e nella mostruosità, ma non c’è niente di horror. Mi interessa quel tipo di inquietudine, quella che mostra il meno possibile. Lavoro sul senso dell’inquietudine attraverso l’assenza». E proprio come nei migliori film horror, in realtà quello che inquieta è quel che non si vede. Si tratta di una sfida a chi guarda (a chi legge in questo caso): «Se vedi delle cose troppo brutte è perché il brutto ce l’hai dentro» scherza – ma non troppo – Ade.
Ade Zeno ha anche scritto e diretto alcuni cortometraggi premiati in molti festival (Torino Film Festival, Premio Ozu, Festival Collebeato, selezione David di Donatello), è autore del radiodramma L’attimo più breve, andato in onda su Rai Radio3 nel 2012 in diretta dal Teatro Filodrammatici di Milano, ma soprattutto è un drammaturgo e la sua esperienza con i testi teatrali emerge nel suo talento nei dialoghi.
«La scrittura drammaturgica è un tipo di scrittura che mi fa stare bene, mi dà la possibilità di rincorrere il ritmo, di non dover cesellare la frase, le battute sono molto asciutte, veloci. Quando scrivo per il teatro io sto bene, non mi manca nient’altro».
Incanto del pesce luna
di Ade Zeno
(Bollati Borignhieri)